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Il Candelaiò rappresenta un unicum nel panorama della produzione letteraria e teatrale dell'Occidente, in quanto è una commedia con la quale si dimostra che le più ardite argomentazioni filosofiche non solo possono essere intese da tutti, ma possono essere efficacemente espresse, con effetti comici, mediante un linguaggio palesemente scurrile e, ancor meglio, con un delizioso e debordante potpourri linguistico costituito da auliche ed enfatiche proposizioni traboccanti di termini latini e riferimenti mitologici commisti a opzioni lessicali volgarissime e di spiritosa blasfemia. Proprio e solo un siffatto stile consente di esprimere con perfetta adeguatezza l'assunto filosofico della commedia: la perfetta parità ontologica tra le infinite modalità di essere degli esseri finiti. La commedia, ambientata nella Napoli del Cinquecento, è stata ridimensionata senza alterarne la struttura originaria e adattata a esigenze sceniche e di facile lettura mediante l'aggiunta delle prime sette scene, non presenti nel testo bruniano. Il testo è arricchito da note e da una postfazione sull'arte e sulla filosofia di Giordano Bruno.